Nel giorno in cui i grandi della Terra sono a San Pietro a salutare José Bergoglio e a tenere colloqui spesso improvvisati per discutere le tante drammatiche crisi che scuotono il pianeta, il Decano del collegio cardinalizio Giovanni Battista Re nella sua omelia sul sagrato di San Pietro li ha sferzati nel nome di Francesco, anzi di «Franciscus», come ha voluto farsi ricordare sulla sua lapide «Di fronte all'infuriare delle tante guerre di questi anni - ha detto Re - con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all'onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra diceva - è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole. Il decano del collegio cardinalizio sottolinea come «il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all'eternità, ci dice quanto l'intenso Pontificato di papa Francesco abbia toccato le menti ed i cuori» e ricorda «la sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore», quella di Pasqua, poche ore prima della sua morte, «quando nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua». E suona come un monito al successore di questi il ricordo del «compito costante di Pietro e dei suoi successori, un servizio di amore sulla scia del Maestro e Signore Cristo che non era venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti (Marco 10,45)».
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Andrea Cuomo)
Published at: 2025-04-27 03:00:02
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