Nonostante la società greca sia al 95% di proprietà del colosso israeliano, una clausola del Fondo europeo per la difesa le permette comunque di accedere ai finanziamenti di Bruxelles: basta che la società e il Paese di appartenenza forniscano delle non meglio precisate “garanzie” e la partecipazione è ammessa. “L’associazione con aziende di Paesi terzi è possibile, come previsto dal regolamento del Fondo, ed è accompagnata da una lunga serie di garanzie, incluso il fatto che questi progetti, durante e dopo il loro ciclo di vita, non possono essere controllati né trasferiti a governi di Paesi terzi – ha infatti precisato il portavoce – Monitoriamo questa situazione con grande attenzione e, in caso di potenziali violazioni abbiamo la possibilità di rescindere i contratti e richiedere la restituzione dei fondi“. La notizia ha provocato la reazione del Movimento 5 Stelle in Europa che presenterà un’interrogazione parlamentare: “C’è del marcio dentro le commesse affidate dal fondo europeo per la difesa e noi vogliamo vederci chiaro – si legge in una nota della delegazione pentastellata – Un’inchiesta svela l’uso di soldi pubblici europei per la fabbricazione di droni che potrebbero essere impiegati da Israele nella sua sporca guerra a Gaza.
Author: F. Q.
Published at: 2025-06-11 16:09:43
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