Partendo dalla fine del '700, la mostra giunge sino alla realtà novecentesca, ma il suo fulcro e l'interesse stanno in quell'arco di tempo fra l'inizio dell'800 e la sua fine in cui l'Italia attraverso mille difficoltà affronta il suo cammino unitario e nazionale e lo fa fra moti e cospirazioni carbonare e poi mazziniane, intelligenti accordi diplomatici alleanze politiche, battaglie campali, audaci e fortunate spedizioni militari... A percorso terminato e a unità raggiunta, ci si accorge però della mancanza di qualcosa, ovvero, riprendendo una formula abusata quanto fortunata, che "fatta l'Italia, bisogna ora fare gli italiani". Il brigantaggio nasce anche da questo, un insieme di resistenza militare e sociale, autoctona ma anche foraggiata dall'esterno (le vecchie dinastie sconfitte che non si rassegnano, potenze straniere come la Francia, che difendono i propri interessi nazionali) e che affonda le sue radici in una instabilità che è soprattutto economica e per risolvere la quale servirebbero più le riforme che una repressione spesso indiscriminata. La prima guerra civile (Mondadori), è del resto il titolo del saggio di Gianni Oliva uscito più o meno in contemporanea alla mostra da cui siamo partiti, e di particolare interesse perché il suo autore, docente fra l'altro di Storia delle istituzioni militari, è un piemontese doc, nulla a che vedere insomma con il meridionalismo più o meno "lazzarone" e/o sanfedista che ha a lungo alimentato nel nostro Paese una lettura antirisorgimentale e controrivoluzionaria.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Stenio Solinas)
Published at: 2025-12-14 04:00:02
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