Dopo il Grande Israele, Benjamin Netanyahu auspica una Super-Sparta e la «fine del lavoro a Gaza», di Thierry Meyssan

Dopo il Grande Israele, Benjamin Netanyahu auspica una Super-Sparta e la «fine del lavoro a Gaza», di Thierry Meyssan


Con questa espressione si vuole giustificare non solo l’annessione degli interi territori palestinesi allo Stato di Israele, ma anche dell’Egitto orientale, di parte della Giordania e dell’Arabia Saudita, di tutto il Libano, di gran parte della Siria e di parte dell’Iraq, fino a ricostituire l’antico impero assiro «dal Nilo all’Eufrate». L’annuncio, fatto esclusivamente in ebraico, quindi a esclusivo uso dei connazionali israeliani, ha suscitato aspre critiche da parte di tutti i leader arabi, che si sono ripercosse il 23 settembre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove il ministro degli Esteri algerino, Ahmed Attaf, ha dichiarato che «l’occupazione israeliana compromette ogni prospettiva di creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, non solo territorialmente ma anche nello spirito. Lapid avrebbe invece dovuto dire e ribadire che Benzion Netanyahu era un fascista e che Sparta è un riferimento indegno per una democrazia, che i sopravvissuti dell’Olocausto, fuggiti a bordo dell’Exodus e contributori della creazione dello Stato di Israele, si rivolterebbero nella tomba a sentire il primo ministro evocare un mito nazista e a vederlo perpetrare un genocidio.

Author: Thierry Meyssan


Published at: 2025-09-30 06:04:45

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