Nonostante fosse braccato dalle inchieste dell’Ufficio anti-corruzione e una nutrita schiera di parlamentari del partito del Servitore del popolo ne avesse chiesto le dimissioni, Yermak aveva resistito e, dopo essere volato a Londra per ricevere il sostegno del suo principale sponsor, si era presentato a Istanbul insieme a Zelensky e al Consigliere per la sicurezza nazionale Rustem Umerov, che in precedenza aveva concordato con Witkoff i 28 punti del piano di pace. Al di là di questi particolari, poco si sa dei negoziati si stanno svolgendo a Miami, solo che il nodo più difficile da sciogliere, com’è ovvio, è la cessione di territori alla Russia o, meglio, riconoscere che i territori che ora occupano, o parte di essi, sia ricompreso nell’eventuale accordo di pace. In proposito si può ricordare che tutte le guerre che l’Occidente ha scatenato di recente (peraltro su pressione degli attuali “difensori” di Kiev…), a parte quella libica che ha prodotto solo caos, sono finite o con un cambio di regime che ha imposto un governo fantoccio, cioè con la fine della sovranità del Paese bersaglio, oppure, com’è avvenuto nella guerra contro la Serbia, con l’imposizione a Belgrado della cessione del Kosovo, vulnus che però non ha posto fine alla sua sovranità, sopravvissuta peraltro a vari tentativi successivi di regime-change (promemoria utile anche per le paventate, quanto aleatorie, manovre russe successive a un’eventuale fine delle ostilità).
Author: davide
Published at: 2025-12-01 16:14:08
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