Sono da poco passate le 23 di venerdì quando la Corte di Cassazione cancella "perché il fatto non sussiste" la condanna a dieci anni di reclusione a carico dell'avvocato Giorgio De Stefano, 77 anni, uno degli esponenti del principale casato di 'ndrangheta, con un pedigree criminale conclamato da altre sentenze irrevocabili nonché primo cugino dell'omonimo Giorgio e di Paolo De Stefano, la cui morte 40 anni fa nell'ottobre del 1985 sancì la seconda guerra che fino al 1991 fece una media di 100 morti all'anno. Una parte di questi imputati ha scelto il rito ordinario - la sentenza è attesa a giorni - il più importante è Paolo Romeo, considerato il personaggio chiave tra politica e mafia calabrese, anche lui già condannato in passato per concorso esterno e già finito in un'altra inchiesta bufala, la famigerata Sistemi criminali di Roberto Scarpinato, guarda caso collega di parlamento di de Raho nei Cinque stelle. Questa presunta piramide 'ndranghetista avrebbe condizionato elezioni e carriere di politici, magistrati, imprenditori e personaggi delle istituzioni a partire dalla fine della prima guerra di mafia tra il 1969 e il 1970 vinta da De Stefano attraverso la Mammasantissima, dal nome di una delle cinque inchieste confluite nel faldone (con Sistema Reggio, Fata Morgana, Reghion e Alchimia), condotte dai principali pm della scuderia de Raho che oggi difendono il "No" alla separazione delle carriere, dall'aggiunto Gaetano Paci ai pm Roberto Di Palma, Giulia Pantano, Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino e Walter Ignazitto.
Author: redazione@ilgiornale-web.it (Felice Manti)
Published at: 2025-12-14 04:00:02
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