Il bombardamento su larga scala degli Stati Uniti contro tre importanti siti del programma nucleare iraniano, avvenuto nella notte fra sabato e domenica, arriva alla fine di dieci giorni di attacchi senza precedenti di Israele contro diversi siti del programma nucleare e missilistico iraniano – oltre che uccisioni mirate di scienziati e leader militari, e bombardamenti su strutture civili – e di bombardamenti di ritorsione sulle città israeliane da parte dell’Iran. Un’altra delle opzioni, invece, è che l’Iran scelga di reagire con un attacco di scala superiore: per esempio prendendo di mira più aggressivamente le basi militari statunitensi nella regione – solo in Medio Oriente sono circa una ventina – oppure le navi militari o commerciali di passaggio nel Golfo Persico, un tratto di oceano Indiano sul quale si affacciano sia l’Iran sia vari paesi alleati degli Stati Uniti, come l’Arabia Saudita. Altre opzioni sembrano per ora piuttosto improbabili: sia un rinnovato impegno dell’Iran a riprendere i negoziati sul proprio programma nucleare (che stavano andando avanti da settimane prima che Israele decidesse di compiere un enorme attacco contro l’Iran, giovedì 12 giugno); sia una sollevazione dei leader militari o della popolazione iraniana contro il regime, di cui al momento non c’è alcuna avvisaglia.
Published at: 2025-06-22 08:24:55
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