Non perché l’ipotesi non sia stata effettivamente considerata: ma perché – ne è convinto tra gli altri anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani – sarebbe stato opportuno tenere riservata la notizia e non esporre già in questa fase preliminare, e in modo tanto evidente, il papa e il segretario di Stato Pietro Parolin (che agisce per il Vaticano come una specie di primo ministro con un’ampia delega agli esteri). L’ultimo segnale è stato un inconsueto comunicato, pubblicato dallo staff di Meloni martedì sera, nel quale si dava notizia di una telefonata di poche ore prima tra la presidente del Consiglio e il papa per discutere dei «prossimi passi da compiere per costruire una pace giusta e duratura in Ucraina»: Meloni prova insomma ad avere un po’ il ruolo della mediatrice tra il Vaticano e il resto dell’Occidente. Zuppi ha interpretato questo ruolo con generosità, parlando un po’ con tutte le parti in causa e facendosi ricevere a Kiev, a Mosca e a Washington: la sua azione però non ha prodotto grandi risultati diplomatici, anche per via dell’anomalia del suo ruolo, che si sovrapponeva un po’ con quello di Parolin, cioè colui che secondo la prassi vaticana sarebbe stato titolato a compiere queste mediazioni per conto del papa.
Published at: 2025-05-21 06:37:22
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