Impossibile non farsi raccontare l’esperienza vissuta nei 21 giorni di prigionia nel carcere di Evin, a nord di Teheran, durante l’ultimo viaggio in Iran. “Quando non venivo interrogata, ero in cella da sola, senza niente, senza nulla con cui puoi provare a distrarti, quindi ti perdi nella paura che hai, nella paura che ti hanno messo all’ultimo interrogatorio”, ha spiegato la firma del Foglio, che poi ha isolato dalla lunga serie di terribili ricordi di quel periodo, tutti ripercorsi nel suo ultimo libro per Mondadori “I figli dell’odio”, uno degli episodi più duri: “Ogni tanto sentivo una ragazza in un’altra cella di isolamento, che prendeva la rincorsa – queste celle sono lunghe più o meno due metri – per andare a sbattere la testa contro la porta blindata – ha proseguito – Era il suo modo, privata di tutto, di cercare di svenire, di farsi del male e di non pensare”. Di giorno mi aiuta a lavorare, mi aiuta a fare le cose perché mi concentro su quello che devo fare – ha detto – Di notte fa capolino“, ha concluso Sala.
Author: F. Q.
Published at: 2025-11-08 08:33:23
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