Così come Sartori, Bruno Schulz – tra i più geniali, stravaganti e misconosciuti scrittori del Novecento – rende omaggio postumo e commosso al padre, che non aveva capito ai tempi della giovinezza: “Quell’avventura di mio padre con gli uccelli – scrive Schulz – fu l’ultima esplosione di colore, l’ultima e brillante contromarcia della fantasia che quell’incorreggibile improvvisatore, quel maestro schermitore dell’immaginazione conducesse sui bastioni e le trincee di un inverno sterile e vuoto. Similmente Sartori racconta del padre, ex-repubblichino e scalatore, mette a confronto la vita di lui con “la stagione insanguinata” della propria adolescenza, ripassa al vaglio – con stile asciutto e senza autocompiacimento, ma con ricchezza di sentimenti – la grinta titanica con la quale il vecchio fascista montanaro seppe affrontare la morte per malattia, certo non quella che aveva sperato, non lo schianto eroico in battaglia o scalando una montagna. C’è molta montagna, nel romanzo di Sartori, perché ribellarsi significa anche salire in alto: mi ha fatto pensare – consentite la citazione – al mio La cavalcata selvaggia, nel quale il protagonista, Gaspare Pribaz, passa dalla condizione di fascista convinto a quella di guerriero disarmato, prigioniero degli inglesi in un campo di concentramento nel Nord dell’India, lunghi anni a fare i conti con i propri errori.
Author: Carlo Grande
Published at: 2025-04-19 06:57:44
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